Padri, Padrigni e Quaquaraquà.
Il mio vicino di casa gioca con un bambino di cui non è padre naturale. Quel bambino è suo figlio: lo educa, lo conforta, se ne fa carico.Premessa: Non pretendo di voler stabilire cosa determina la relazione padre-figlio: è vero che un uomo decente può assumere resposabilità verso una creatura — consanguinea o meno — che abbia bisogno di cure e così trasformarsi in Padre decente; così come è vero che la consanguineità non è condizione sufficiente alla Paternità — quella vera, consapevole e responsabile, quella con la P maiuscola.Ci sono differenze tra la paternità consanguinea e quella non consanguinea. Differenze che probabilmente non incidono sulla solidità — e qualità — della relazione, ma che in qualche modo devono farsi sentire.
Padri e Padrigni — quelli con la P maiuscola — si troveranno in situazioni differenti, nè migliori nè peggiori. Solo differenti.Photo Kristina Alexanderson, (CC BY-NC-ND 2.0)
Ma cominciamo dall’inizio.
Il concepimento.
Nel caso dei Padri le situazioni personali che precedono il concepimento possono essere molteplici. E il concepimento stesso può essere determinato da pura casualità o da ricerca consapevole. Certo è che tanto quando si tratta di sorprese quanto quando si tratta di attese troppo lunghe lo stress cresce e le ripercussioni nella vita personale e di coppia pure. Se si tratta di una adozione probabilmente le emozioni saranno simili al caso della ricerca consapevole. Il concepimento in questo caso sarà il momento in cui coscientemente si decide di intraprendere il cammino verso l’adozione stessa.La gravidanza.
Scusate se è poco. La gravidanza è un periodo chiave nella vita di chi vive appieno la Paternità. Per me è stato intenso, preoccupante, condizionante quasi quanto non lo sia stato per la mia compagna. Si perchè se uno si prende sul serio la gravidanza comparte da subito, con la propria compagna, gioie e privazioni e inizia a modificare la propria routine per adattarla alle nuove priorità in arrivo. Inoltre la gravidanza determina anche nuove dinamiche nella relazione di coppia: rituali, complicità, ma anche tensioni. Il Padrigno non conosce gioie e dolori della gravidanza: nè questa intacca la sua sfera personale o quella relazionale.Il Parto
La parte migliore. L’avvicinarsi del giorno stabilito, l’attesa, la tensione, i preparativi, le chiamate al cellulare, i falsi allarmi, gli spaventi, le corse all’ospedale, le attese in corsia, le domande ai medici, le/gli infermiere/i, i familiari, i messaggi, la paura… E finalmente la nascita, il pianto del bebè, il pianto proprio — quanto piansi… — , il sangue, i punti, la preoccupazione. Poi i primi giorni all’ospedale tra l’incredulità e l’inerzia, l’istinto e la frenesia. Per un Padrigno questa fase purtroppo non esiste. Dico purtroppo, perchè è uno di quei momenti in cui si è tanto vicini alla vita — e alla morte — che se ne può sentire l’alito caldo sul collo.Lo svezzamento
Anche se, ammetto, potrà essere per qualcuno una esperienza bellissima, per me è stata senza dubbio la parte peggiore. È difficile prendersi cura di un neonato ed è una continua ricerca dell’equilibrio tra coliche, pianti, pappe, istinto, consigli di amici e parenti, medici, febbre, pubblicità ingannevoli di prodotti pensati per genitori insicuri, accordi e disaccordi sul da farsi all’interno della stessa coppia. Il Padrigno che lo sperimenti immagino potrebbe avere esperienze simili a un Padre naturale, già perchè…Da qui in poi…
non credo ci sarebbero grandi differenze: per un genitore responsabile, quando si tratta di crescere, proteggere, educare non fa molta differenza se il bambino è suo o meno. Me ne accorgo quando viaggio o nelle escursioni di gruppo: quando vedo bambini che si trovano senza i loro genitori attorno mi prende un istinto di protezione che svanisce solo se questi ultimi riappaiono nella scena. Sono certo che quando un uomo si apre e sperimenta la Paternità diventa padre potenziale di tutti i bambini che di lui possano aver bisogno.Tuttavia…
Credo che qualche messaggio ancestrale si tramanda di padre in figlio e faccia sì che la relazione di sangue abbia un tatto differente. Potrebbero essere affinità biologiche o caratteriali, fatto stà che si stabilisce un livello ulteriore di comunicazione. Va detto che non sempre accade — nonostante la consanguineità — e che non necessariamente accade con tutti gli eredi.E nei momenti difficili…?
Quando diventa duro essere Padre, quando si hanno dubbi, quando le cose non vanno come vorremmo. Mi chiedo se per un Padrigno non sia ancora più difficile mantenere l’integrità e la forza di cui si ha bisogno.Quell’integrità che marca la differenza tra Padri e Padrigni o Quaquaraquà.
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